mercoledì 2 novembre 2011

Del perché non scrivo il blog


chi vuole scrivere non vuole scrivere questa opera, questo romanzo, vuole scrivere in generale, che è l’esperienza la più insensata e strana, però credo anche la più profonda. [...] nel voler scrivere in realtà c’è una specie di desiderio e di esperienza della possibilità. Voler scrivere significa volersi rendere la vita possibile.
Giorgio Agamben*
* tratto da un'intervista che si può leggere qui


Aporia: tracciare la cancellazione di una traccia.
Questo blog è nato come esperienza di possibilità, la possibilità di vivere nonostante io sia rimasto improvvisamente a corto di senso o, se volete, la possibilità di un senso a partire dalla mancanza di senso.
Sono passati ormai 6 mesi da quella stramaledetta domenica in cui una scossa insopportabile dietro la gamba sinistra mi ha lasciato succube di un cane rabbioso sempre attaccato letteralmente al culo. Prima che la sciatalgia mi colpisse correvo 3 / 4 volte a settimana per un totale di 35/40 km, andavo 3 volte in piscina per un totale di circa 7000/8000 metri, in bici 3 volte per 150/200 km; il triathlon era il senso, quasi esclusivo, della mia esistenza. Di colpo tutto ciò si è dovuto fermare; da un momento all'altro tutto il senso che avevo cercato faticosamente di costruire è venuto a mancare. Sono passati 6 mesi e ancora non sono tornato, né a correre, né a salire in bici; l'unica attività – poca e intermittente – che la mia schiena mi concede è la piscina e un po' di attrezzi in palestra. Già perché, dopo un paio di mesi, proprio quando il fuoco corrosivo della sciatalgia alla gamba sinistra sembrava essersi spento (non senza avermi lasciato un deficit di forza nell'estensione delle dita del piede e piccole fiammate di parestesie allo stinco che continuano a tornare), la mia schiena è entrata in corto circuito e sembra non volersi rimettere a posto: gli episodi di lombosciatalgia continuano fino a oggi.
Non sto a dire tutte le visite, gli esami, le diagnosi, le prognosi, le terapie. Quando ti svegli e senti dieci spine infilate tra la schiena e il culo e sai che rimarranno piante lì per tutta la tua giornata lavorativa e per tutto il resto della tua giornata, che ti faranno rinunciare a quell'ora di palestra in cui speravi almeno di fare quei 10 esercizi stupidi a carico 0 e che il giorno dopo starai ancora più male, è difficile trovare un senso - una molteplicità di sensi - per quanto mi stia sforzando. Il dolore è  ciò che muove la ricerca di senso, ciò che anima il mio desiderio - scrivere, ma è anche la causa per cui non scrivo  più: la mia condizione mi impedisce di trovare un senso oltre al senso. Non trovo più senso nel cercare un senso nella musica, nei commenti a ciò che succede nel mondo, nel raccontare come passo i miei fine settimana. In giro per la rete è pieno di gente che blogga delle stesse cose e anche molto meglio di me. Il mio senso era un altro, ora non mi è dato di viverlo e, più passa il tempo, più si allontana la possibilità di tornare a viverlo. Al suo posto il dolore fisico e l'immobilità che ne deriva. Per questo non scrivo più: perché sto cercando un senso nel dolore, che press'a poco è l'unica cosa che mi è rimasta vera, viva, profonda. Ciò significa abbandonare tutte le speranze di guarire o di stare meglio. Non vuol dire che non provo di tutto per star meglio ma che devo immergermi completamente nella rassegnazione come il cavaliere di Kierkegaard. L'unica via per vedere la luce è scavare più a fondo nell'abisso. Ciò richiede una disciplina e una forza oltre ogni limite – sicuramente oltre le mie capacità. Ogni tanto forse, come ho appena fatto, tornerò a scrivere, non più per render-mi la vita possibile, ma per scavare più a fondo nell'impossibilità di vivere.
Oneohtrix Point Never - Replica by Mexican Summer

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